I fonogrammi sono segni che indicano un suono, senza nessun tipo di relazione con l’oggetto che rappresentano. I geroglifici usati come fonogrammi si suddividono in tre categorie: monoletterali, biletterali e triletterali, a seconda che rappresentino una, due o tre consonanti. Combinando insieme due o più fonogrammi, si ottiene il suono di una parola, di cui gli egiziani trascrivevano solo le consonanti omettendo le vocali. Ogni parola composta da più fonogrammi era quindi una sorta di rebus: ad esempio, per scrivere il verbo "uscire", che in egiziano si pronuncia pri, si disegnavano un rettangolo e una canna in fiore, ottenendo il valore fonetico di pr e i. La parola usata per indicare "figlio" era molto simile a quella usata per indicare "papero" e il valore fonetico di quest’ultima serviva quindi a denotare anche il primo. Per capire quando i segni dovevano essere interpretati come ideogrammi, e in quindi in funzione del concetto che esprimevano, e non come suoni, si collocava un trattino verticale accanto al segno.